Proiezioni

Novembre

  • ore 21:30
  • ore 21:30
  • ore 17:30 e 20:30
  • ore 21:30

Trama

Tickets to Paradise, il film diretto da Ol Parker, ambientato a Bali, racconta la storia di una coppia divorziata (George Clooney e Julia Roberts), che ha intenzione di mandare all'aria in tutti i modi l'imminente matrimonio della figlia, impedendole di commettere lo stesso errore che fecero loro sposandosi venticinque anni prima. Cosa succederà ai due protagonisti durante la permanenza a Bali? Riusciranno nel loro intento o questa sarà l'occasione per far riaccenderà la scintilla del vero amore tra i due?
Recensione:
Poi dice a cosa serve lo star system. Il divismo. A cosa servono quegli attori che sono più di semplici attori, e fanno impazzire i fan dai red carpet o dalle copertine dei rotocalchi. Basta guardare Ticket to Paradise e lo si capisce, a cosa servono i divi. Senza bisogno di spiegazioni. Ticket to Paradise, un film che, se mi passate la citazione facile, senza George Clooney e Julia Roberts crollerebbe come un pezzo di stoffa bagnata. Ol Parker, d’altronde, il regista, è quello di Mamma Mia! Ci risiamo, e di Marigold Hotel. E se a questo aggiungiamo che l’ambientazione è quella paradisiaca di Bali, e che la storia è quella di due ex coniugi, lui super architetto, lei importante gallerista, divorziati da anni e in rapporti più che pessimi, che devono fare fronte comune volando dagli States alla volta dell’isola del Pacifico per impedire che la figlia neolaureata in legge si sposi con un ragazzo di lì (che non è un povero pescatore ma un più che benestante coltivatore di alghe) e lì rimanga a vivere, rinunciando alla carriera, beh: probabilmente avrete un’idea abbastanza chiara del perché. Se non ce l’avete, basterebbe citare un romanticismo facilone e sdolcinato, e una serie di dinamiche viste e riviste. E invece. E invece ci sono Clooney e Roberts, con le loro faccette, le smorfie, i sorrisi bianchissimi, la simpatia innata, la capacità di recitare. Con il carisma, e la capacità di rendere credibile l’incredibile, e di essere buffi e simpatici (nonché fichissimi) pure quando i loro personaggi compiono gesti che, nella realtà, andrebbero sanzionati con TSO immediato, come ad esempio quando rubano a una bambina gli anelli nuziali della figlia e del fidanzato per intralciare i preparativi delle nozze. Il fatto è, e di questi tempi troppo spesso ce ne dimentichiamo, che il cinema non è la realtà. E che anzi, spesso, al cinema è bello vedere l’illusione, la magia, come dice anche Woody Allen. E allora va benissimo che in Ticket to Paradise l’ambientazione sia da sogno, gli hotel lussuosissimi, i matrimoni balinesi elegantissimi e a piedi scalzi sulla sabbia immacolata, che i conflitti siano all’acqua di rose e il finale scontato e (riap)pacificato. Prima della pace, però, c’è la guerra. La sana, vecchia, inestinguibile guerra dei sessi, quella che ha fatto la storia della commedia romantica hollywoodiana, e che all’inizio di questo film Clooney e Roberts riportano sullo schermo in tutto il suo splendore, in tutta la sua novecentesca distinzione di genere. Magari non con la stessa scrittura sopraffina di certi capolavori del passato, ma lo sappiamo tutti che mala tempora currunt, e dobbiamo accontentarci. Che poi, ammettiamolo senza stare a fare troppo gli schizzinosi: fino a che i due battibeccano lanciandosi stilettate di ogni tipo, il divertimento è garantito. E a conferma del ruolo fondamentale che in quegli scambi abbiano gli attori, basta vedere i bloopers che accompagnano la prima parte dei titoli di coda. Si potrebbe obiettare, non senza ragioni, che questa fase di divertentissima conflittualità dura in fondo troppo poco. E che non tutto, nelle dinamiche dei due ex coniugi che tramano per saborare senza farsi accorgere il matrimonio della luce dei loro occhi, funziona come dovrebbe. Ma poi ecco una splendida location balinese, ecco George Clooney che strizza gli occhi e abbozza una smorfia imbarazzata, ecco che Julia Roberts spalanca i suoi, di occhi, e poi esplode nel celebre sorriso, e tutto ti sembra perfettamente coerente e plausibile. Infine, anche non ce ne sarebbe il bisogno, una nota se volete “teorica” attorno a questo godibilissimo guity pleasure. Perché Ticket to Paradise è il film in cui una ventiequalcosenne rinuncia a una carriera da avvocato per vivere un amore a Bali. In cui due che si sono sempre amati ma che hanno divorziato per paure di perdere la loro individualità nella coppia, e un po’ anche per la carriera, capiscono che le cose belle non bisogna più rimandarle a domani. E in questa sorta di descrescita, nell’abbandono delle dimensioni urbane e frenetiche alla volta di paradisi tropicali che comunque sintetizzano e sublimano uno stile di vita diverso, c’è qualcosa che conosciamo bene e di cui si è parlato molto nei mesi scorsi, e che fa di quello di Ol Parker uno dei primi veri film post-Covid che arriva nei cinema.
Cinema Verdi San Vincenzo

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